Alle origini dell'Occidente (Italian Edition) by Giuseppe Fornari

Alle origini dell'Occidente (Italian Edition) by Giuseppe Fornari

autore:Giuseppe Fornari [Fornari, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2021-10-13T22:00:00+00:00


Io sono un laccio davanti, io sono un laccio di dietro,

io la dominatrice, la vasta rete tesa sulla pianura infestata dai fantasmi,

io la rete di nodi intricati, tesa nel piano.629

La dea è un tutt’uno con il laccio, che anticamente doveva essere il cappio con cui era strangolata, e che nel testo si tramuta in un’arma bidirezionale, invincibile, destinata ai fantasmi da cui la pianura è infestata. Il motivo di questa pianura satura di pericolose potenze sacrali appare dominante. Un arcaico sacrificio ierogamico potrebbe essersi combinato con un rituale di espulsione nella steppa di un capro espiatorio femminile analogo a quello ittita, ottenendo l’identificazione della dea femminile con l’intero territorio che ella provvede a purificare: la sua azione è divenuta permanente, il che implica la creazione di un centro di potere sacro in grado di garantire la continuità dell’azione divina, chiaramente la città di Babilonia (Babel), di cui la dea si dichiara regina all’inizio dell’inno (vv. 4-5). Una duplice spinta centripeta ed espansiva che dilata questa dea guerriera, apotropaica e fecondatrice a proporzioni cosmiche. Inanna stessa è un’immensa trappola per questi spiriti pericolosi e pronti a colpire, che potrebbero contaminare il mondo dei vivi con la loro presenza di morte. Ma questi fantasmi, che infestano l’intera pianura, è come se provenissero dall’immenso corpo della dea, sovrapposto com’esso è alla pianura medesima, in calzante analogia al più tardo peplo di Persefone della tradizione orfica. Inanna è l’incarnazione di quel labirinto coesteso al mondo dei vivi che è l’oltretomba, ed è il punto di scambio e passaggio tra l’uno e l’altro regno, evidentemente perché lei per prima ci è passata, com’è narrato in quel mito sinistro e magnifico che è la Discesa di Inanna agli inferi, che ha in comune col rituale ittita il particolare degli ornamenti, carichi di potere magico, fatti indossare (e tolti uno per uno) alla vittima femminile630. Ma l’ultimo passaggio che l’inno fa intravedere è che questi lacci coincidenti con il corpo di Inanna provengano dal suo corpo stesso, che sia il suo corpo il primo «palazzo delle viscere» venuto a inabitare l’intera pianura e a scacciarne i fantasmi.

Un altro testo su Inanna, di natura stavolta non apotropaica e celebrativa bensì mitico-letteraria, ci fornisce nuovi indizi. Nell’episodio dell’Epopea di Gilgameš concernente Inanna/Ištar, il protagonista e il suo amico Enkidu rifiutano l’accoppiamento con lei rinfacciandole gli amanti da lei uccisi, e richiamandosi esplicitamente alle lamentazioni funebri per Dumuzi/Tammuz, dopodiché i due uccidono «il toro del cielo» inviato dalla dea come punizione, e Enkidu le getta contro una zampa dell’animale divino, così minacciandola:

Se solamente ti avessi preso,

anche a te avrei fatto altrettanto!

Ti avrei sospeso alle braccia le sue viscere!631

La sequenza è ritualmente densissima, e invita a penetrare più a fondo il significato della “zampa” del toro ucciso, che fa pensare alle mani e ai piedi dell’inno sumero dell’Uomo-miele. Subito dopo codesta zampa è fatta oggetto di un vero e proprio rituale di lamento funebre da parte della dea, che allo scopo raduna «prostitute, cortigiane e ierodule», quindi un intero esercito di



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